Brendan Carr, nominato alla presidenza della Federal Communications Commission (FCC) dal presidente eletto Donald Trump, intende esaminare attentamente le pratiche di moderazione dei contenuti e le normative sulle trasmissioni, se confermato. “Penso che gli americani abbiano assistito a un'impennata senza precedenti di censura, in particolare negli ultimi due anni”, ha dichiarato Carr. “Ogni volta che si verifica un aumento del controllo governativo, si ha necessariamente una diminuzione della libertà di parola”.
In un'intervista a NewsNation del 2 dicembre, Carr ha individuato le piattaforme tecnologiche, i funzionari governativi e le agenzie pubblicitarie come entità che limitano la libertà di parola. Ha dato priorità allo smantellamento di un “cartello della censura” dopo la conferma. “La diversità di opinioni è così importante in questo paese, e sarà una delle mie massime priorità, cercare di distruggere questo cartello della censura”, ha sottolineato.
Carr ha riconosciuto le complessità nella definizione di disinformazione e informazione errata: “Cercare di tracciare la linea tra disinformazione e informazione errata è molto difficile”, ha affermato. “Il più delle volte, le persone appiccicano queste etichette al discorso politico con cui non sono d'accordo”. Ha intenzione di rivedere la Sezione 230 del Communications Act, concentrandosi sull'immunità concessa alle piattaforme online per i contenuti generati dagli utenti e le decisioni di moderazione. “Il problema è una seconda parte della [Sezione 230] che afferma che queste società di social media possono censurare, non solo in conformità con il Primo Emendamento”, ha spiegato Carr. “I tribunali hanno interpretato delle immunità in quella disposizione di rimozione che non si trovano da nessuna parte nel testo legislativo”.
Per quanto riguarda le trasmissioni tradizionali, Carr ha evidenziato gli obblighi di interesse pubblico dei broadcaster, riconoscendo al contempo la diminuzione della fiducia pubblica. Ha citato i commenti di Jeff Bezos sulle sfide dei media tradizionali. Oltre ai social media, Carr sostiene la deregolamentazione delle trasmissioni, soprattutto per quanto riguarda le restrizioni di proprietà. Si è opposto alla gestione da parte della FCC della fusione Tegna-Standard General, sostenendo che la lunga revisione ha ostacolato la concorrenza con le aziende tecnologiche. Si batte inoltre per accelerare la transizione allo standard ATSC 3.0 (NextGen TV), suggerendo un approccio basato sul mercato simile al lancio del 5G.
La National Association of Broadcasters ha approvato la nomina di Carr, elogiando la sua posizione sulla responsabilità tecnologica. Tuttavia, il co-CEO di Free Press Action, Craig Aaron, ha espresso preoccupazione per i potenziali impatti sul mandato di interesse pubblico della FCC. La nomina di Carr segue la tradizione di nominare un commissario del partito del presidente in carica alla presidenza.